PAESAGGIORNALIERO - Enrico Pulsoni

ENRICO PULSONI
Paesaggiornaliero

a cura di Antonio Capaccio 

Dal 3 maggio 2007, inaugurazione ore 18,30 fino al 30 giugno 2007

I nuovi schiavi del pianeta Terra, vivono una vita apparentemente protetta e accudita, libera dalla fatica e da ogni imposizione, ma in realtà violentemente segnata, invece, da un‘infinita catena di dipendenze, esposti a rischio di perdersi, in un vortice nullificante senza ritorno. L’infinito ricevere delle nostre esistenze, ci priva dell’unico insostituibile dono attraverso cui – ciascuno per suo conto - sia veramente possibile incarnarsi. ‘E un esistere coatto, come di chi sia schiavo proprio perché tutto gli è – virtualmente - donato, ma niente può essere restituito, oppressi da un debito inestinguibile. Se cerchiamo di sottrarci a questo vincolo, non troviamo quasi niente in aiuto, che ci preservi, almeno in parte, dalla catastrofe di questo mondo. Sono, a volte, solo i nostri mali privati - fisici, mentali - le nostre personali idiosincrasie, incurabili, il veleno che ci corre nelle vene, per cui, non riusciamo ad adeguarci, siamo fuori, oppressi, inadatti all’epoca, non recuperabili. Dalla stretta gola in cui dobbiamo sopravvivere non possiamo guardare molto lontano, temiamo che ci venga a mancare ogni prospettiva, eppure, entro questo piccolo varco – il limite della nostra incertezza, della insufficienza di ciascuno - ritroviamo anche l’unica misura per uno straccio di condotta morale. In un paesaggio quotidiano in cui tutto è sfondo - poche tracce, pochi frammenti di figure rimosse e lontane -, sentiamo, se siamo fortunati, la nostra solitudine crescere.

L’opera di Enrico, per la VETRINA di BRECCE, si inserisce in un ciclo di iniziative, dal titolo di Grottesche/fioriture del moderno, che si sta svolgendo a Roma in questo periodo.‘E articolato in numerosi incontri, concerti, mostre, tra il dicembre 2006 e la prima metà del 2007. Si tratta del ciclo conclusivo di un progetto la cui prima parte si è svolta nel 1999, con un altro corso di mostre, incontri teorici e letterari, concerti, tra Roma e Tivoli. La grottesca rappresenta un chiaro prototipo di opera moderna, come luogo d’incrocio e di attrazione di sensi diversi, campo dell’ibrido e dell’ambiguità percettiva, negazione dello spazio e fusione delle specie, eredità classica e arabesco, esotismo, citazione, decorativo, leggerezza, ma anche invasione dell’onirico, dello psichico. La grottesca, come genere artistico rinascimentale, intreccia il rimando all’antico con una sensibilità innovatrice e anche, a tratti, chiaramente anticlassica. Nella grottesca troviamo anche l’esempio di una moderna forma di sintesi linguistica ed espressiva: abbreviazione, essenzialità, la grottesca è una linea più breve che lega zone di senso e cifre linguistiche apparentemente distanti o inconciliabili. Ai margini del racconto e della scena, fuori centro, pittura di transito e di passaggio, la grottesca anticipa, emblematicamente, la problematica moderna della deriva del luogo, ma ce ne suggerisce forse anche un possibile antidoto. Il genere della grottesca nasce, infatti, a Roma quando, tra il 1480 e il 1490, si sviluppa l’interesse per le pitture delle grotte, cioè le sale della Domus Aurea, allora già sotterranee. Roma dunque è stato il luogo, non casuale, che ha generato, e da dove si è diffuso in tutta Europa, il gusto della grottesca. Roma è ora il luogo – ancora oggi non casuale – in cui riattivare una riflessione sulle radici del contemporaneo. Un possibile tentativo di liberare l’esperienza artistica odierna proprio dalla delegittimazione del non luogo. (Antonio Capaccio)

Enrico Pulsoni (Avezzano, 1956) espone dalla metà degli anni Settanta. Ha partecipato a “1960/1980. Linee della ricerca artistica in Italia” (Roma, Palazzo delle Esposizioni, 1980), e a numerose importanti rassegne d’arte in Italia e all’estero. Personali al Segno (Roma), Peccolo (Livorno), Tommaseo (Trieste), Emicla (Gaeta), Empiria (Roma), il Bulino (Roma) e al Leonhardi Museum di Dresda. ‘E promotore di molte significative iniziative, tra le quali le Edizioni Cinquantunosettanta e la collana Duale, edita dal Bulino
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